Rivista letteraria online

mercoledì 21 settembre 2011

Il ritorno delle Tigri della Malesia

Il ritorno delle Tigri della Malesia
Più anti-imperialiste che mai

Ed. Tropea, 2011

Sono proprio loro, Sandokan e Yanez, in questa nuova avventura scritta da Paco Ignacio Taibo II.
“Con la collaborazione involontaria di Emilio Salgari” appare in copertina sotto il nome dell'autore, che resuscita il mito dei due pirati colorendolo solo un poco di connotati politici.
In realtà, si può notare una fedele prosecuzione dell'opera salgariana sotto vari registri: dal punto di vista stilistico e dei contenuti e, soprendentemente, da quello linguistico.


La trama

La trama è classica: inizia con qualche morto sospetto, dicerie e leggende, una cospirazione ai danni delle due Tigri che, coinvolte loro malgrado, tornano dalla pensione con lo spirito avventuroso e audace della gioventù. Rispetto ai testi di Salgari c'è una maggiore definizione del contesto politico, ma senza grandi stravolgimenti: si tratta semplicemente di chiamare le cose col proprio nome, facendo emergere Sandokan e Yanez come paladini di un anti-imperialismo libertario. Scrive l'autore nell'introduzione: “il mio anti-imperialismo è sempre stato di matrice molto più salgariana che leninista”. Così, come in Salgari, le invettive contro gli inglesi si sprecano, ma con una maggiore capacità di inquadrarle in un contesto storico.
La battaglia delle Tigri assume quindi i colori di una lotta di liberazione del Borneo dalla nascente schiavitù del caucciù, con varie tappe intermedie tra le cosmopolite città portuali del sud-est asiatico di Macao, Hong Kong e Singapore.

I personaggi.

I personaggi sono spesso stereotipati, avventurieri e guerrieri indigeni identici a quelli a cui Salgari si ispirava rovistando enciclopedie di mediocre qualità, incalzato dai creditori che gli imponevano il numero di pagine da scrivere ogni giorno. Taibo si toglie qualche sfizio storico: inventa una corrispondenza tra Yanez ed Engels su alcune curiosità naturalistiche del Borneo, arruola tra la truppa una francese incarcerata dopo la Comune di Parigi e sceglie come grande nemico il leggendario Dottor Moriarty, acerrimo rivale di Sherlock Holmes. Le situazioni che si ripropongono sono spesso scontate così come la psicologia dei personaggi, estremamente quadrati.
Fa un tentativo, riuscito solo in parte, coi due protagonisti: c'è un tentativo di problematizzazione della figura di Sandokan, soprattutto nei confronti del suo passato e delle sue vittime. Perfetto invece Yanez de Gomara, che riesce come figura contraddittoria e di spessore: europeo che ha rinnegato patria e valori, si accorge con sgomento di aver rimosso completamente ogni ricordo d'infanzia. Eroe senza bandiera se non quella delle Tigri, sospeso tra oriente e occidente, nota i segni del proprio invecchiamento e lascia che le proprie paure aprano delle brecce nel mito inossidabile della Tigre Bianca.

Il linguaggio

La lettura del testo in spagnolo lascia il lettore italiano piuttosto interdetto: non solo lo stile salgariano è conservato, ma lo è persino il lessico. Ogni tanto si ha l'impressione di un testo in italiano malamente tradotto allo spagnolo, quando si incontrano l'inusitato arribar anziché llegar per “arrivare”, o insulti inaspettati come un“vete a cagar”.

Nel complesso si tratta di un buon libro di avventura, di facile lettura e adatto allo svago. Potrebbe scendere più in profondità in alcune situazioni o evitare alcuni facili stereotipi, soprattutto quello della piratessa emancipata. Per gli amanti di Salgari, una prosecuzione sicuramente degna e di qualità.

Voto 8

Nessun commento:

Posta un commento