Rivista letteraria online

domenica 28 agosto 2011

La pace come un fiume

2002, ed. Fazi

Ambientare negli anni '50 una storia di far west e miracoli non è un impresa facile. La pace come un fiume è un capolavoro raccontato con gli occhi di un bambino che deve diventare grande, parlando a dei grandi che si sentiranno ancora bambini. Così il rigore morale sfugge, la legge diventa labile e la sua fragilità si infrange sui legami inossidabili che legano Davy alla sua famiglia. Un ragazzo criminale che sfugge ai federali nei deserti inospitali del North Dakota o il temerario cowboy fuorilegge che galoppa verso la libertà che la sua sorellina Swede dipinge nelle sue poesie? Ogni membro della famiglia è tratteggiato quanto basta e Rube, il narratore undicenne, è solo un ragazzo normale circondato da personaggi straordinari: un testimone. Uomini e bambini nella loro sfaccettata umanità che Rube vorrebbe poter catalogare senza dubbi come i buoni e i cattivi dell'epica della prateria tracciata da Swede. Straordinariamente, ci riesce quasi sempre. Osservatore e testimone, fieramente parziale nei giudizi e nella lealtà verso suo fratello, spesso vittima di debolezze nella personalità e sfiancato da un'asma che solo i miracoli del padre riescono a placare.
I miracoli, appunto. La pace come un fiume prende davvero sul serio la fede e i miracoli: nessuno spazio per la banalità, piena consapevolezza della grandezza e impenetrabilità del mistero della fede. Rube è testimone anche in questo, racconta senza cercare di convincere ma credendo profondamente in quello che vede.
Un libro d'esordio coinvolgente ed entusiasmante, Leif Enger mette in scena una storia fuori dai tempi, come solo un'avventura epica riesce a fare.

Voto: 9

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