Rivista letteraria online

lunedì 26 settembre 2011

Quello che rimane

2003, Fazi Editore

Sophie, nell'atto di nutrire un gatto randagio, viene inaspettatamente morsa. Nelle prime due pagine si compie l'azione principale, dal cui nucleo si dipartiranno le angosce che la protagonista s'impegnerà puntualmente a sotterrare, ma che riemergeranno violentemente come brevi scosse di un terremoto imminente.

La paura di avere la rabbia è soverchiata da quella delle iniezioni nella pancia e della condizione di malato grave che evocano. Sophie non riesce a convincersi del nesso causa-effetto tra un evento così stupido e circoscritto e una malattia che cambierebbe il corso della sua vita.
Quando, stremata dal dolore e dalle insistenze del marito Otto, il giorno successivo si decide ad andare in ospedale, il tema della malattia si è insinuato a tal punto nella quotidianità di Sophie che al lettore pare sia trascorsa almeno una settimana.

L'attesa esistenziale di Sophie s'incarna e trova un pretesto nell'attesa della diagnosi. Il desiderio nascosto di uno stravolgimento nella sua quotidianità s'invera nella possibilità reale e terribile della malattia. E l'ipotesi della rabbia è all'origine di un climax di piccole catastrofi quotidiane che si realizzano in un nulla di fatto, venendo a tradire l'attesa di un evento decisivo, chiarificatore nella vita di Otto e Sophie. Quest'evento non si manifesta né ai personaggi né ai lettori, come svela subito la prosa rigorosa ma evanescente della Fox.

L'immediatezza fulminea di ogni frase viene offuscata dalla vaghezza dell'insieme, quasi che ogni breve epifania funzionasse in se stessa, senza cercare di costruire un quadro d'insieme.
Le piccole verità di una coppia moderna e intellettuale, che vive in un quartiere che sembra volersela divorare tra le sue fauci d'immondizia e squallore, non possono comporsi in un senso ultimo, sembra volerci dire la Fox. E' vero che Sophie e Otto si amano ma, come scrive Franzen “soffrono di una troppo intima conoscenza reciproca”. Entrambi tentano senza riuscirci d'incrinare l'intimità quasi onniscente che vige nella loro coppia con gesti che in un primo momento sembrano dettati da noncuranza, o egocentrismo: Sophie rinfaccia, con frasi che vogliono credersi ingenue, la decisione improvvisa di Otto di rompere con il suo amico e socio Charlie; Otto sembra non poter mancare dal lavoro anche quando Sophie avrebbe bisogno di lui, e si limita a rientrare un po' prima. Entrambi sanno di ferire l'altro con le loro azioni, ma forse s'illudono di potersene accorgere solo in parte.

Lo scioglimento in positivo della vicenda medica lascia Otto e Sophie a loro stessi.
Quello che rimane è la loro storia, senza più ostacoli esterni che possano rimandare il confronto con i suoi nodi.

Voto: 9

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