Rivista letteraria online

martedì 1 novembre 2011

La ragazza dai capelli strani

2003, Minimum Fax

Ironia a tratti secca, quasi dolorosa, che in altri punti si traduce in un effluvio di dialoghi tra il quotidiano e il surreale. Ironia americana, senza dubbio.
Wallace ci propone una raccolta disordinata di racconti che si distinguono per tematiche e per atmosfera, ma tutti segnati da un fondo d'incompletezza, marchio esistenziale e letterario dell'autore.

Cantore della cultura americana contemporanea, Wallace ci introduce dalla porta di servizio nel mondo dello spettacolo; a guidarci saranno Julie, la reginetta lesbica del quiz televisivo “Jeopardy” e David Letterman in persona, con tutta la sua sagacia. L'autore mette a nudo, senza perdere simpatia per i propri personaggi, l'eterna coazione americana alle favole televisive, alla ricostruzione narrativa della persona in carne e ossa in personaggio pixelato. Il tutto bilanciato dalla concretezza country di Lyndon Johnson, che ci svela un'altra faccia della mitologia yenkee: “Lyndon Baines Johnson non si spiega mai. E' una regola personale che mi è tornata di grande utilità. Non dare mai tante spiegazioni. La gente non si fida di quelli che danno tante spiegazioni.”

Dopo averci raccontato con grande maestria la bizzarra amicizia tra Lindon Johnson e il giovane signor Boyd, Wallace ci narra l'avventura di Chuck Nunn Junior, che consiste essenzialmente in un turbine surreale di pecore che piovono dal cielo, occhi che penzolano dalla faccia, rangers che si librano verso il soffitto della locanda. Esilarante, in questo racconto, l'utilizzo che l'autore fa degli aggettivi, il modo in cui storpia e contorce le frasi fino all'inverosimile: “Qualunque civile può concettualizzare la raggrinzita Walther-Matthauità di Glory Joy duBoise, in quel momento di rivelazione e di ricapitolazione (...)” oppure “Simple Ranger cominciò a tastarsi la mascella, gettato da nuovi spasmi in un barattolo di introversione e temporaneo annebbiamento”, sono solo due esempi che mi concedo di trascrivere, ma potrei citarne molti altri.

Il racconto assai punk che dà il titolo alla raccolta è forse quello che ho trovato più deludente: storie fin troppo sentite di giovani che si rivoltano contro la morale borghese, nel modo più radicale (e imbecille) possibile.

Il libro si “chiude” con un breve racconto, verde, dolce e malinconico che, come gli altri, mantiene un'apertura: “c'è qualcosa in me che non si riesce a chiudere, nel guardarla” afferma il protagonista, gli occhi fissi su Mayfly. Il suo corpo è quanto basta per capire, non servono più le parole.

Voto: 8

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