Rivista letteraria online

sabato 8 ottobre 2011

Glamorama

Einaudi, 1999

"Se sei bello, il mondo ti sembra più bello" è il mantra che accompagna la vita del bellissimo Victor Ward: lo ripete continuamente negli intervalli fra le sfilate, le interviste per MTV e gli appuntamenti con le diverse modelle che frequenta; su questo personaggio piatto e banale Ellis proietta la sua visione del jet-set con la sua vacuità ed ossessività per l'apparire. Non appena il lettore inizia a fiutare la solita critica contro una società fondata sull'esteriorità, l'autore tira fuori il coniglio dal cilindro e, attraverso gli occhi del protagonista, tesse una trama che si intreccia a spionaggio e terrorismo e si avviluppa su sè stessa a causa della percezione irrimediabilmente distorta della realtà da parte di Victor, strafatto di droghe, alcol e psicofarmaci. Mentre il protagonista sorride, si mette in posa e ripassa un immaginario copione, convinto com'è di recitare in un film, viene sopraffatto da eventi ben più grandi di lui.



Premesso che le avventure intrise di spionaggio e disegni governativi sono sottoposte ai gusti personali, non si puo' negare la raffinatezza delle due trame che si sovrappongono: da una parte lo svolgersi oggettivo dei fatti, dall'altra la realtà individuale di Victor, totalmente incapace di fare anche le associazioni mentali più banali, sprovvisto di qualsivoglia memoria a breve termine e poco interessato a quanto lo circonda, eccezion fatta per tutto quello che gli risulti fashion, come i capi firmati o le canzoni che ascolta.
Il fatto che l'intreccio si attenga strettamente alla cronologia degli avvenimenti e sia esposto solo in prima persona non basta a renderlo semplice da seguire: il lettore deve anzi sforzarsi per distinguere il dipanarsi della trama dalle allucinazioni e dalle divagazioni di Victor, rendendo la lettura insolita e affascinante.

Il lessico è piuttosto spartano, diretto e crudo: Ellis non cerca finezze stilistiche, ma dà il meglio di sè mentre offre al lettore le inquadrature degli attentati,dei morti e dei feriti. In queste situazioni l'occhio dell'ipotetica telecamera indugia sullo spettacolo della devastazione con un vouyerismo e un piacere per il macabro, difficili da immaginare prima del fatidico 11/9.
Dialoghi rapidi e stringenti si alternano a periodi più lunghi e complessi, frutto della scarsa lucidità di Victor; il ritmo della narrazione quindi accelera e rallenta a piacimento dell'autore, talvolta a discapito della scorrevolezza della lettura: alcuni passaggi, specialmente nei numerosi scambi di battute che punteggiano le prime cento pagine, risultano piuttosto pesanti e macchinosi. Ciononostante, la pazienza del lettore, dopo questa fase viene abbondantemente ricompensata.


Voto: 7,5

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