Rivista letteraria online

giovedì 6 ottobre 2011

Ti prendo e ti porto via

Il classico figo, Graziano Biglia per la cronaca, sta tornando a casa dopo un lungo soggiorno nel mondo che conta; è logorato dal sesso (e ha vinto anche delle competizioni in merito, roba serissima), dalla moda e dalla musica, ha la pancetta e i capelli cotonati e crede di aver trovato l’amore della sua vita in una faccetta tenera da copertina patinata che coltiva il sogno di diventare un’attrice.
Nello stesso paesino, Ischiano Scalo – un paesino sonnolente qualunque che capita di incontrare solo quando si perde la strada – vive Pietro, bocciato a scuola, con un padre ubriacone, una madre nevrastenica e un fratello idiota che si è dato per forza di cose alla pastorizia. Poi c’è Gloria, di cui Pietro è innamoratissimo. Gloria è bellissima e ricchissima mentre Pietro è solo povero e sfigato; è per lei la promessa nel titolo. C’è ovviamente la scuola elementare, mantenuta da un bidello marcio alcolizzato che utilizza metà del suo stipendio per andare a puttane. Come se non bastasse Ammaniti ci regala un altro personaggio da sitcom, Flora. La maestra pazza, un mistero, un’ingenua che nell’era di internet non dovrebbe nemmeno esistere, o tutto o niente, e infatti incontra Graziano e se ne innamora, piuttosto scontato. A fare da scenario a questi personaggi piuttosto improbabili ci sono i compagni di scuola, i bulli, altri teppisti assortiti, i professori e il preside, oscillanti tra l’ameba e il neuropatico, che solo Ammaniti ha visto concentrati in una piccola scuola elementare. Poi c’è il delicato periodo dei 12 anni, la preadolescenza, ma le pagine – anche vivaci – su di essa vengono talmente imbottite di stereotipi tipici della visione proto-adolescenziale che è davvero da chiedersi se a parlare sia Pietro o Ammaniti stesso. Non manca il solito stile di Ammaniti, che rimane un superbo narratore; ironia quasi cinica e una comicità malinconica che aleggia sulla cruda realtà, quella che ti guarda fisso negli occhi e ti dice che non c’è niente da ridere. E in effetti non ce n’è.

Il romanzo è stato definito un noir è come tale è stato venduto. Non è un noir.
6.5

Nessun commento:

Posta un commento