Rivista letteraria online

mercoledì 26 ottobre 2011

Il vino della solitudine

2011, ed. Adelphi

Nessuno ha mai raccontato un'infanzia di sofferenza con la maestria di questa scrittrice e pochi hanno descritto con altrattenta precisione la tensione che spinge quella che è solo una bambina, Hélène, a diventare una ragazza capace di valutare la vita "con l'implacabile durezza della gioventù, allontanando da sè i ricordi luttuosi, nutrendosi solo della consapevolezza della propria forza, della propria età, del proprio inebriante potere".

Una presa di coscienza della propria storia, delle responsabilità di una madre frivola e assente, dedita solo agli amanti e alla toeletta; una scelta di campo per un'esistenza libera da una costante e ossessiva parola che torna ritmicamente nei discorsi del padre, Boris Karol, e dei suoi soci in affari: "milioni...milioni...milioni...". La riconquista della propria vita, che viene così strappata inesorabilmente, darà alla giovane donna un' opportunità di rivalsa: la storia di una giovane Irène Némirovsky celata (ma non troppo) sotto le spoglie di Hélène, in costante contrapposizione con Bella Karol, madre e rivale di sempre. "Osservava a lungo, spietatamente, il volto di sua madre; poteva guardarlo quanto voleva, perchè gli occhi freddi di Bella non si volgevano mai verso di lei, erano sempre puntati sul viso di Max, e ne scrutavano con attenzione ansiosa ogni mutamento". In Europa, a cavallo tra le due guerre, il lettore dovrà scoprire se Hélène sceglierà davvero di attuare la propria vendetta, o se preferirà il sapore di una solitudine "aspra e inebriante".
Voto: 9

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