Rivista letteraria online

lunedì 28 novembre 2011

Dannazione

Chuck Palahniuk
Mondadori, 2011

Tra il 1996 e il 2011 Chuck Palahniuk ha pubblicato romanzi di alta classe, veri capolavori, ha dato prova di grande capacità, ha enfatizzato e fatto esplodere temi come la morte, la sessualità, la moralità e ha cavato sangue a litri dalla sua immaginazione, per condire e rendere sempre più appetitose le sue pagine. Senza rispetto, senza correttezza, senza equità. E a quanto pare ha davvero esaurito le scorte. Nonostante il calo palese, di capacità e di inventiva, nonostante le pubblicazioni sempre più scialbe che non hanno più raggiunto, nemmeno lontanamente, i primi romanzi, noi recidivi abbiamo resistito, perché leggere Chuck è una sorta di imposizione kantiana, un dovere morale. Ma “Dannazione” è davvero troppo.


Un inizio più spento che mai. Una carrellata di capitoli sempre meno entusiasmante, fantasiosa, disgustosa e crudele. Sembra andare tutto storto, a partire proprio dalla protagonista, Madison, una caricatura piuttosto semplicistica delle iper-magre semidee che stanno spopolando al cinema e in libreria con i loro capolavori di alta classe. Madison è grassa, questo era ovvio, e non perde occasione per ricordarcelo, e proprio perché è grassa è, sempre più ovviamente, intelligente. Ha frequentato un collegio svizzero, non ha mai baciato un ragazzo in vita sua e questo non contribuisce certo a limitare gli scorci di paranoia liquida disseminati tra le pagine. Le cose dovrebbero cominciare a farsi interessanti quando Madison capisce di poter dare una nuova svolta alla sua vita, e si riscopre l’anti-Jane Eyre, la tiranna dell’Inferno, dispotica, fiera ed indomabile, la cui cattiveria rimane impantanata nella melma della sua giovane età (per intenderci, anch’io a 13 anni pensavo che tagliare i capelli a zero alle Barbie fosse un’azione degna di un cattivone).

I personaggi che fanno da contorno sembrano promettenti, ma non si distaccano mai dal prototipo che stanno incarnando; il cast dell’ultima commedia americana visto e stravisto con tanto di bionda tettona capo cheerleader, secchione sfigato multilingue, rockettaro alternativo che puzza di sudore, con l’eccezione di un infiltrato a sorpresa, il personaggio Heathcliff, perché – ebbene sì – Chuck ha letto le sorelle Bronte e ne è rimasto talmente affascinato, o sconvolto, da inserire nel suo cast Goran, il sospirato Heathcliff di Madison Jane Svenevolezza Eyre, rude e asociale, 14 anni e nessun ruolo attivo nella vicenda. Spaesata e fuori luogo si inserisce in tutto ciò la critica satirica, a tratti sagace, agli attori del cinema, miliardari con idee di sinistra, ambientalisti con un jet privato, ossessionati da filosofie new age che rifiutano il culto religioso vero e proprio per il botox, il flash e l’adozione sregolata di mezza Africa, tutta, rigorosamente, pubblicizzata a dovere.

Per il resto “Dannazione” rimane un romanzo colmo di punti morti, spunti non sfruttati, sia dal punto di vista satirico che narrativo, a cominciare proprio dall’ambientazione; l’inferno di Chuck è un posto meraviglioso ma privo di originalità e crudeltà tangibile (Alighieri 1, Palahniuk 0), la descrizione delle gerarchie celesti e demoniache del tutto priva di spessore, confusionaria e poco presente nella vicenda (Tommaso D’Aquino 1, Chuck 0). I demoni di questo prodigioso inferno di banalità sono burocrati, impiegati, direttori di call center, malvagi, sì, ma grossi e stupidi, occasionalmente nudi, giganteschi e con una predilezione particolare per la carne umana (Roald Dahl 1, Chuck 0) o per felici orgasmi altamente improbabili (I Viaggi di Gulliver - Brobdingnag); Satana si rivela essere il personaggio più prevedibile in assoluto, la cui imprevedibilità è paragonabile giusto a quella del maggiordomo della famiglia altolocata (che vive in un castello tremendo e solitario sul margine di qualche scogliera a strapiombo ecc. ecc.) che poi si rivela essere il killer o il vampiro. La stessa protagonista, se non fosse per qualche dettaglio palesemente alla Chuck – per chi non conoscesse l’autore, parlo di quel misto di fantasia, crudeltà, disturbi mentali e scorrettezza che mancava all’inizio ed è mancato per gran parte del libro – potrebbe tranquillamente essere inserita nella prossima sceneggiatura di Conan Detective con gli occhiali, e per fortuna che il romanzo doveva essere Dark.

Voto: 4

1 commento:

  1. è micidiale come sia crollato nella qualità... Non ho letto questo libro, ma leggere Pigmeo mi è bastato per non prendere più in mano un suo libro recente senza aver prima la certezza che sia bello.
    Un vero peccato. Almeno questo è scritto decentemente?

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