Rivista letteraria online

domenica 27 novembre 2011

Pigmeo

Chuck Palahniuk
Mondadori, 2009

Un tredicenne cinese in scambio culturale negli Stati Uniti, ma è solo una copertura. Pigmeo è stato addestrato fin dalla tenera infanzia alle arti marziali, alle scienze e all'odio contro l'Occidente corrotto. Insieme a sei o sette compagni, deve partecipare alla vita scolastica americana e gareggiare al concorso di invenzioni scientifiche, producendo un'arma di distruzione di massa da usare in un attentato terroristico. C'è tutto.


Palahniuk produce un romanzo nel quale presenta la società statunitense nelle sue espressioni più pacchiane e razziste, attraverso lo sguardo di quella che immagina essere una mente forgiata dalla propaganda. Il risultato è un libro decisamente noioso e grottesco, una raffica di stereotipi raccontati dai rapporti militari di Pigmeo. Stereotipi sugli Stati Uniti e sulla Cina, e sfortunatamente sui precedenti romanzi dell'autore. Sfoggia tutto il repertorio tecnico-nozionistico sulla chimica, la biologia e le arti marziali, inserendo l'ossessione sessuale per raggiungere un risultato di infrazione dei tabù comuni della morale.
Purtroppo il risultato è scarso e l'autore cade nel rischio che ha sempre corso riuscendo a schivarlo: il gusto del volgare senza senso, che dovrebbe sconvolgere le povere anime pie ma a cui mancano basi e genialità.

Come sempre estremizza una tematica controversa, in questo caso il razzismo e la difficoltà di un approccio interculturale: il personaggio è la forma più estrema del lavaggio del cervello e tutti i pregiudizi sulla stupidità e opulenza della società americana sono confermati agli occhi di un cinese tutto scienza e arti marziali. Lo stile narrativo è militaresco in quanto il libro intero è composto da rapporti militari indirizzati al quartier generale dei servizi segreti cinesi. La narrazione è quindi dal punto di vista del protagonista che parla di sé in terza persona, producendo il doppio effetto di falsa obiettività e di produrre la parlata stereotipata dei cinesi, tutta terze persone e buona educazione.
Sorvolo sul tema sessuale, brutalizzato in maniera demenziale e ossessivamente presente nel testo.

In alcune occasioni il risultato è perfetto, prima su tutte la narrazione della gara di spelling in cui i cinesi, costernati dalla stupidità della competizione, non riescono a perdere. Tuttavia, la maggior parte delle volte il risultato è semplicemente grottesco, provocatore senza un buon motivo per provocare e decisamente ripetitivo. L'impressione è che il dover scrivere un libro all'anno per contratto sia stato compiuto senza idee, riciclando provocazioni e luoghi comuni e producendo, di conseguenza, un libro assolutamente prescindibile.

Voto: 5

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