Rivista letteraria online

martedì 3 gennaio 2012

La vita è altrove

Milan Kundera
1987, Adelphi

“E se la giovinezza è il tempo dell'inesperienza, qual è il rapporto tra inesperienza e brama di assoluto?”
Primo insegnamento tratto da questo libro: se la prefazione è messa all'inizio, un motivo c'è. E chi, come me, pensa di fare l'alternativo saltandola a piè pari, è destinato a leggere una storia banale senza comprenderne i significati sottesi. Per la cronaca, una volta capito il mio errore, ho letto la prefazione e ricominciato da capo la lettura.

Il titolo del libro altro non è che una frase di Arthur Rimbaud divenuta uno degli slogan del Sessantotto francese e partendo da qui Kundera si propone di analizzare il filo che lega Rivoluzione, Poesia e Giovinezza; va interpretata in quest'ottica la vita del giovane Jaromil, trascorsa a sfuggire la gelosia possessiva e opprimente della madre per rifugiarsi in un patetico mondo interiore e nella poesia: questa sua interiorità infantile e priva di talento ha comunque modo di sublimarsi quando nel 1948 il partito comunista prende il potere in Cecoslovacchia e lo assolda come poeta di regime. Una volta introdotto negli ambienti culturali vicini al regime, il suo ego immaturo e narcisistico prende il sopravvento e gli nega la consapevolezza della propria mediocrità fino a quando un esponente della vecchia cultura umilia Jaromil chiudendolo fuori da un balcone durante una festa: il freddo gli provocherà una polmonite letale.
Facile capire come la figura di Jaromil, accompagnato dall'ironico epiteto di “poeta”, sia un'allegoria della gioventù e della rivoluzione, animata da ardenti volontà di autodeterminazione nei confronti della madre, soffocante simbolo della vecchia cultura e società, con cui il protagonista sarà necessariamente costretto a confrontarsi nel corso della sua breve vita: l'esito della tenzone è spiegato nell'ultima scena, in cui il poeta in fin di vita ha come ultima visione l'amorevole madre che si prodiga per curarlo.
La scrittura di Kundera si distingue per pulizia e chiarezza, pur con scelte stilistiche e lessicali sempre attente e puntuali; la trama viene raccontata linearmente seguendo l'ordine cronologico degli eventi: per quanto un'esposizione di questo tipo venga incontro al lettore e lo prenda per mano, in alcuni momenti puo' essere percepita come troppo scolastica e tendente al didascalico, e da un autore come Kundera potrebbe essere lecito aspettarsi qualcosina in più sotto questo punto di vista.
La prefazione è illuminante, non solo perchè spiega quale sia il vero tema intorno a cui ruota il romanzo, ma anche perchè esprime il punto di vista dello scrittore a riguardo: da notare come non esista nessuna condanna nei confronti del regime comunista, che mette semplicemente a nudo un lato già esistente e ben strutturato dell'interiorità di Jaromil, e verso la mediocrità del protagonista: le sue pulsioni assolutistiche sono infatti ritenute insite in ogni persona e costituiscono le basi della giovinezza intesa come essere in potenza.




Voto: 6,5

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